Sono un po’ preso in altre faccende e per questo motivo non ho scritto nulla settimana scorsa, scrivo poco oggi e probabilmente nulla la prossima. Mi sono però preso un paio d’ore per esaminare de ipotesi marginali ma che qualche ora la meritano.
CUBA
In positivo, l’isola ha un clima tropicale e caraibico. Lo stipendio medio è bassissimo, quindi si potrebbe sperare arrivando lì con un gruzzoletto di poter fare la vita dei nababbi. Ha il miglior rapporto medici/pazienti dell’intero pianeta e tutte le fonti che ho consultato dicono che i medici sono disponibili, davvero ben preparati e motivati.
In negativo, il regime comunista di Raul Castro impone parecchi limiti al trasferimento degli stranieri. Tanto per cominciare non è consentito in alcun modo un visto permanente di soggiorno. Solo chi sposa un cittadino cubano ha garanzia di poterci restare, ma credo che le mogli di Arnaldo, Max e del sottoscritto potrebbero fare qualche resistenza se noi provassimo ad accasarci con una creola venticinquenne. Quantunque.
Recentemente, nel 2014, è stato introdotto il visto annuale rinnovabile, ma per ottenerlo devi comprare casa là — non a libero mercato, ma in un complesso per stranieri designato dal governo — spendendo almeno 150.000 dollari, però la casa non è davvero tua perché siamo in uno stato comunista, è solo tuo l’usufrutto.
Dollari perché c’è il corso forzato della valuta, come nell’Unione sovietica di quando eravamo ragazzi. Solo i cittadini hanno accesso al peso cubano, gli stranieri invece devono passare dal “peso cubano convertibile” (CUC) che è arbitrariamente eguagliato al dollaro statunitense e vanifica tutti i vantaggi economici di cui altrimenti godremmo.
L’altro problema è che gli ospedali hanno una dotazione tecnica e tecnologica bassissima, un po’ per via dell’embargo statunitense, ma soprattutto perché l’isola è povera e le valute pregiate che entrano col trucco del CUC non bastano per approvvigionarsi di tutto quel che servirebbe.
GUYANA FRANCESE
Sula carta questa era una idea interessante. Non so se avete presente, ma in Sud America, a nord del Brasile, c’è una ex colonia francese di 63.500 chilometri quadrati (più della Svizzera o della Costa Rica) che oggi è una provincia francese d’oltremare. Quindi usano l’euro, parlano francese ed è parte dell’unione europea e ci si arriva senza il passaporto con uno dei voli quotidiani da Parigi. Il clima è tropicale (ottimo anche se troppo umido per i nostri gusti).
In negativo, però, a una prima lettura saltano all’occhio un numero di malati di AIDS dieci volte maggiore della media francese, la aspettativa di vita più bassa della nazione, cattiva qualità dell’acqua distribuita dagli acquedotti con conseguenti frequenti malattie enteriche, e l’endemicità di febbre gialla, malaria e dengue.
Persino la rete stradale è messa male. A parte una buona autostrada principale. Le strade asfaltate sono neanche un decimo di quelle che sono state realizzare in Costa Rica
Akko