Iersera il Colo mi chiede a bruciapelo “ma comprare o affittare” e io ho abbozzato una
risposta a braccio. Se mi regalate cinque minuti mi spiego meglio. Farò degli esempi ma
siccome non sappiamo ancora chi va in pensione per primo, eccetera, invece di usare i
nostri nomi parlerò di quattro persone chiamate A B C e D.
A comprare — un appartamento o un intero palazzo, non importa — corri due rischi. Primo,
scopri una magagna nell’alloggio dopo un po’ che ci stai dentro. Lo compri a luglio ed è
bellissimo, a ottobre riaprono le scuole e scopri che ne hai una dietro l’angolo, tutte le
mattina alle otto c’è un cicalio di bambini che sveglierebbero un morto anche se volevi
dormire fino a tardi, e non si passa più dalla strada. Cose così. Secondo, magari la città
dove si trova l’immobile ti pare bellissima ma a starci te ne disinnamori. È un posto
turistico e d’inverno è deserto e tristissimo, o tutti nativi ce l’hanno su con gli
stranieri e ti sputano sulla pizza prima di consegnarla, Cose così.
Per questo dicevo “affittare prima, comprare con calma poi". Metti che troviamo un
edificio che sembra eccellente per rapporto prezzo prestazioni in un gran bel posto.
Immagina che A va in pensione per primo. Si affitta l’immobile per un anno — con l’opzione
per acquistarlo al termine, idealmente — e gli altri vanno a trovar A a ogni occasione
disponibile, quindi per un mese sono là A e B, per un mese c’è A e C, per un mese A e D,
per un po’ di mesi lui è da solo, e se per un po’ vuol tornare inItalia basta che chiuda
l’acqua e il gas prima di andare in aeroporto. Magari per Pasqua tutti lì, magari nel
corso dell’anno va in pensione un altro dei membri della cricca.
Dopo un anno quel che c’era da scoprire l’hai scoperto. Se non sono emerse magagne si
passa dal notaio. In caso opposto si ripete il cinema da un’altra parte, in un’altra
nazione dell'elenco, quasi certamente con due persone in avanscoperta invece che una
sola.
Un’altra proposta che avevo accennato molto tempo fa e che volevo rispolverare è che NON
si faccia “andiamo dal notaio in quattro e ciascuno di noi compra il 25% dell’edificio”.
Io sognerei una cosa del tipo “c’è una cooperativa (o qualcosa del genere) senza scopo di
lucro e ciascuno di noi ne possiede il 25%; la cooperativa compra il palazzo”.
Inciso. Dico il 25% a testa perché faccio in fretta nel resto della discussione a farei
conti, ma poi magari scopriremo che i coniugi Accomazzi e i coniugi Cassamagnaga vogliono
un locale in isco esclusivo in più dei due single e le percentuali son diverse, Ma questo
non importa, seguite il discorso facendo finta che ci siano quattro fette identiche per
dimensione, per adesso.
Nelle regole della cooperativa metterei che se uno dei fondatori (e anche la consorte, se
sposato) viene a mancare allora la sua quota viene diluita nella cooperativa stessa senza
passare ai legittimi eredi. Questa clausola serve a salvaguardare il più longevo tra noi.
Mi spiego. Un 65enne ha venti anni di aspettativa di vita. Qualcuno sarà più fortunato,
qualcuno meno. Se A a un certo punto defunge, B ci lascia tre anni dopo, C tira le
zampette dopo altri tre anni e D lascia questa valle di lacrime dopo altri tre anni
ancora, cosa succede? D passa gli ultimi tre anni da solo (a qualcuno dovrà pur capitare)
ma è in pratica proprietario dell’intero edificio. Gli alloggi sfitti li può affittare, e
la cooperativa ha introiti coi quali pagare le spese, “il maggiordomo” che magari nel
frattempo è diventato una badante a tempo pieno, e se D nel frattempo ha finito i risparmi
comunque di fame non muore.
Ma è solo una mia idea, parliamone.
Akko