Io personalmente sono forse quello più svincolato di tutti per cui non faccio testo (sono
separato, la mamma ha 82 anni ma ci sono altri due fratelli, il figlio è grande e
sperabilmente troverà la sua strada fuori dall’italia…)
Dico solo che bisognerebbe cominciare a ragionare seriamente su chi, come e dove perché
gli anni ahinoi passano in fretta.
Boris andrà presumibilmente in pensione tra quattro anni, io teoricamente tra sei (al
netto dei peggioramenti quotidiani)
Io nell’idea di diventare un insopportabile vecchietto in compagnia di altrettanto
insopportabili vecchietti che conosco da quand’eravamo imberbi ci credo.
Se non bastasse la vostra personale simpatia basterebbe la tragica piattezza delle
alternative a convincermi.
Il Colo
Da: Luca Accomazzi via C1cdriCRefBDS [mailto:c1cdricrefbds@liste.accomazzi.net]
Inviato: mercoledì 10 gennaio 2024 09:08
A: c1cdricrefbds(a)liste.accomazzi.net
Cc: Luca Accomazzi
Oggetto: [C1cdriCRefBDS] Chi ha tempo rifletta sui tempi
Buongiorno a tutti. Oggi vi disturbo per una mia riflessione sul tema delle tempistiche
(e, come sempre, vi invito a rispondere con le vostre contro-riflessioni).
La riflessione è scaturita dalle chiacchiere fatte nelle ultime settimane con alcuni dei
destinatari di questa mail. Che girano attorno a due obiezioni, distinte, ma comprensibili
e sensate.
1. Molto meglio un posto più vicino di un posto più lontano, perché sicuramente vorremo
andare e venire dall’Italia spesso.
2. Io farei fatica a staccarmi dall’Italia perché debbo seguire (i miei anziani genitori /
un ragazzo non autosufficiente / qualcuno).
Ci ho molto pensato e credo che ci sia una riflessione di base, da fare necessariamente.
Che è questa: non c’è da preoccuparsi davvero di come ci gestiremo subito dopo essere
andati in pensione — obiettivo lontano meno di dieci anni per tutti i destinatari di
questa email. Perché “i sessanta sono i nuovi quaranta” (e qualcuno, statistiche alla
mano, aggiunge anche “gli ottanta sono i nuovi sessanta”). In altre parole, nessuno di noi
è fresco e veloce come a vent’anni, però quando saremo appena andati in pensione avremo
ancora forze da spendere. E, per definizione, avremo moltissimo tempo libero. E tutti i
risparmi di una vita, quanti che siano.
Le due obiezioni che riporto sopra sono indubitabilmente valide proprio in quel momento
lì: quando sarei in pensione da poco. Ma entrambe impallidiscono col passare del tempo.
E, sempre secondo me, per i motivi che ho appena spiegato i vantaggi dell’idea “costruiamo
assieme uno spazio comune, mettiamo assieme un po’ di risorse, ingaggiamo insieme una
persona che ci aiuti… eccetera…” sono vantaggi di poca importanza subito e di cui avremo
davvero bisogno più in là. Ben sopra gli ottanta (età alla quale, confido, arriveremo
abbondantemente tutti, ma per definizione chi non ci arrivasse non avrebbe problemi da
risolvere).
Quando avremo ottant’anni, chi mai penserà a viaggiare tanto e spesso? Sarà allora che i
vantaggi di una casa in un posto dal clima mite, che non richiede riscaldamento il 15
gennaio né climatizzazione il 15 luglio, saranno palpabili, sia sul fisico che nel
borsellino. Così come il fatto di risiedere in un posto dove si pagano meno tasse e dove
prodotti e servizi costano meno.
E, quando avremo ottant’anni, chi avrà ancora genitori che segue personalmente? Nel caso
del nipote non autosufficiente, è pensabile che un ottantenne si faccia carico di un
quarantenne con quel tipo di problemi, o è invece evidente che prima di allora sarà
necessaria tutt’altra soluzione?
E adesso sto zitto ed ascolto voi.
Akko
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